Autore: Boris Vian
Titolo: Non vorrei crepare
Editore: Tascabili Economici Newton
Prezzo: 1.000 £
Confesso: il mio non era altro che un pregiudizio. Ma come potevo non trovare antipatia per un autore che titola una sua opera La schiuma dei giorni? Ditemi se esiste un titolo più indie-snob-radical-chic? Dico di no. Poi, una sera d'agosto in quel di Milano Marittima, passando davanti a una bancherella che rivende libri (usati e forse rubati), un mio amico mi consiglia di comprare il libercolo in questione. Non l'ha mai letto, ma sa per certo che è bello perché gliel'ha consigliato un'amica (?). E così afferro l'esile volumetto e vado a pagare dalla tipa, una mostruosa mistione tra Minosse e Cerbero. Tornato in albergo, nella quiete della notte, me lo leggo, o meglio: lo divoro! Non c'è storie: mi sbagliavo a precludermi per simili preconcetti.
Prima di passare alla recensione vera e propria, però, ecco alcune informazioni sulla vita dell'autore e la sua produzione. Boris Vian (Ville-d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959), nella sua breve vita, è stato quello che si può definire un personaggio eclettico: scrittore e trombettista, drammaturgo e paroliere, poeta e traduttore francese; è stato anche membro del Collège de Pataphysique nonché dirigente del reparto discografico jazzistico presso Philips. Insomma, un'esistenza da sempre oscillante tra due passioni: la letteratura e la musica, o meglio il jazz. Morì la mattina del 23 giugno 1959, mentre si trovava al Cinema Marbeuf in occasione della proiezione della versione cinematografica del suo romanzo Sputerò sulle vostre tombe: cinque minuti dopo l'inizio del film, venne colto da una crisi cardiaca e se ne andò durante il trasporto all'ospedale. La morte non giunse tuttavia inaspettata, giacché da sempre soffrì di problemi cardiaci. Nonostante la prematura di partita, lasciò numerosi testi, molti pubblicati postumi; tra le sue opere più significative ricordiamo: il romanzo La schiuma dei giorni (1944-45), considerato da molti il suo capolavoro; il noir a tinte forti Sputerò sulle vostre tombe (1946), pubblicato sotto pseudonimo; e Lo spaccacuori (1951), il suo romanzo più difficile.
Ora, torniamo alla nostra raccolta. Avete presente quando avete delle fisse a cui siete anche quasi affezionati, che ritenete uniche e irreplicabili? Beh, io ho quella dei denti: non so come dire, ma ci vedo una sorta di allegoria della vita. Specie quando si ha a che fare con devitalizzazioni et similia. A volte questi tuoi personali pallini li trovi espressi, senza nemmeno immaginartelo, in certe letture: in quei non puoi che esserne preso all'amo. Per me è stato il caso della seguente poesia:
Primo piano dell'autore. |
Prima di passare alla recensione vera e propria, però, ecco alcune informazioni sulla vita dell'autore e la sua produzione. Boris Vian (Ville-d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959), nella sua breve vita, è stato quello che si può definire un personaggio eclettico: scrittore e trombettista, drammaturgo e paroliere, poeta e traduttore francese; è stato anche membro del Collège de Pataphysique nonché dirigente del reparto discografico jazzistico presso Philips. Insomma, un'esistenza da sempre oscillante tra due passioni: la letteratura e la musica, o meglio il jazz. Morì la mattina del 23 giugno 1959, mentre si trovava al Cinema Marbeuf in occasione della proiezione della versione cinematografica del suo romanzo Sputerò sulle vostre tombe: cinque minuti dopo l'inizio del film, venne colto da una crisi cardiaca e se ne andò durante il trasporto all'ospedale. La morte non giunse tuttavia inaspettata, giacché da sempre soffrì di problemi cardiaci. Nonostante la prematura di partita, lasciò numerosi testi, molti pubblicati postumi; tra le sue opere più significative ricordiamo: il romanzo La schiuma dei giorni (1944-45), considerato da molti il suo capolavoro; il noir a tinte forti Sputerò sulle vostre tombe (1946), pubblicato sotto pseudonimo; e Lo spaccacuori (1951), il suo romanzo più difficile.
Ora, torniamo alla nostra raccolta. Avete presente quando avete delle fisse a cui siete anche quasi affezionati, che ritenete uniche e irreplicabili? Beh, io ho quella dei denti: non so come dire, ma ci vedo una sorta di allegoria della vita. Specie quando si ha a che fare con devitalizzazioni et similia. A volte questi tuoi personali pallini li trovi espressi, senza nemmeno immaginartelo, in certe letture: in quei non puoi che esserne preso all'amo. Per me è stato il caso della seguente poesia:
La vita, è come un dente
All'inizio non ci si pensa
Felici di masticare
Ma poi ecco che d'improvviso si guasta
Fa male, e preoccupati
Lo si cura non senza fastidi
E per esser veramente guariti,
Bisogna strapparlo, la vita.
La raccolta, pubblicata postuma nel 1962, si caratterizza per il vitalismo di cui sono venati i 23 componimenti. Ma attenzione: il suo vitalismo non è né retorico, né buonista à la Jovanotti; è, semmai, il disperato tentativo di opporre all'ineluttabilità della Morte la fragilità della Vita. Una battaglia persa in partenza. Tutto ciò è veicolato con humour, callidae iucturae e audaci (quanto espressivi) accostamenti di immagini. Chi conosce il francese (non è il mio caso), apprezzerà anche la rinomata musicalità dei versi (ricordo che Vian, finché il cuore gliel'ha permesso, è stato un trombettista jazz): una musicalità che, a ogni modo, può essere intuita dando un'occhiata al testo francese.
[recensione] Boris Vian, "Non vorrei crepare" by Marco Luchi is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.
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Tutto nasce dalla Selena Garau, la mia porno-pittrice preferita, che mesi orsono mi regalò la schiuma dei giorni e anche il libro omonimo, non ancora letto perché io ora i libri li scrivo ma che tengo preziosamente e che leggerò appena/se avrò di nuovo qualcosa da imparare nella vita.
RispondiEliminaEd ecco, due settimane fa, che l'occhio che mi cade su questo libercolo di Vian alla bancarella di quella stronza di Milano Marittima. Quattro copie ce n'erano e quattro ne sono andate via: una per me, una per te, una per la Selena e una addirittura per il Fidel. Pure io l'ho letto e m'è piaciuto molto. Una poesia molto "materica", direbbe Piccinini a Pressing. Ma vorrei passare parola alla Selena...
Ed ecco il Gori che svela gli altarini di questa recensione! ;) A ogni modo mi piacerebbe se la tua amica postasse un commento, positivo o negativo che sia, sulla mia recensione. Tra l'altro, mi hai sempre fatto conoscere gente ganza. Pertanto, caro Alessandro, segnalale senza niuno indugio pure questa pagina, per favore.
EliminaAh, cambiando argomento: ti informo che il Fidel mi ha persino degnato di un suo commento. Spero solo che sia una rondine che fa primavera. :)
Pensavo che il re degli indie fosse Bukowski, tanto che ho finito per odiarlo, sempre presente nei "must have" e nelle bacheche di Facebook, mentre io lo ritengo per molti aspetti sopravvalutato. Chi meglio di Vian ha saputo trasmettere l'idea del disordine, dell'insubordinazione, della fantasia a dispetto delle convenzioni e delle costrizioni del sociale? Gli indie che frequenti tu hanno gusti migliori :D
RispondiEliminaGrande Viola, mi fa parecchio piacere che tu abbia commentato! :) Non è che frequento gli indie, il fatto è che, nel bene o nel male, me li ritrovo sempre attorno... Bukowski, di cui ho letto solo "Storie di ordinaria follia" e alcuni aforismi (molto poco in pratica), non mi ha mai entusiasmato: anche se - devo ammetterlo - alcune sue massime sono geniali.
EliminaOra, però, mi sembra un po' passato di moda: credo che, da qualche anno a questa parte, il must have tra gli indie-snob sia David Foster Wallace, un autore che - a dirla tutta - apprezzo parecchio. Di lui ho letto "Dire mai e altri racconti" (un volumetto in allegato a “Il sole 24 ore”) e "Una cosa divertente che non farò mai più" (regalo, tra l'altro, che mi fece Pallino per il mio compleanno). Ho pure “Infinitive Jest” che aspetta su una scaffale il momento in cui troverò il coraggio di affrontare una simile mole di pagine... :\ )
Riguardo agli indie, era solo per attaccar bottone ;)
EliminaIo sto leggendo proprio ora "Una cosa divertente che non farò mai più", è il primo libro di Wallace che leggo e mi sta prendendo molto. Sono contenta che da un po' sia edito anche da Minimum Fax a prezzi piu' accessibili, perche' Einaudi tirava veramente degli stonfi alle tasche di noi studenti squattrinati a tempo indeterminato!
Allora sei una provocatrice, eh? Non ti facevo così... :p
EliminaA parte gli scherzi, non so se lo sai, di recente la Minimum Fax ha pubblicato il romanzo col maggior numero di autore della storia. Tra l'altro, una delle menti dietro questo libro, Vanni Santoni, è di Montevarchi. Ti segnalo un articolo interessante al riguardo:
http://news.supermoney.eu/cultura-spettacoli/2013/04/in-territorio-nemico-un-romanzo-da-record-ha-oltre-cento-autori-0013995.html#.
Infine ti segnalo anche la recensione di David Foster Wallace a “Terminator 2” (che, tuttavia, personalmente non condivido del tutto):
http://www.repubblica.it/cultura/2013/09/10/news/l_importanza_per_cos_dire_seminale_di_terminator_2-66242506/.
http://www.youtube.com/watch?v=bXHAigFK0wE
RispondiEliminaIo l'ho conosciuto tramite questo testo musicato, il disertore, contro la guerra. Godetevela, chapeau Borìs!
Alla fine ti sei rifatto vivo, eh? Mi fa piacere, caro il mio buon vecchio Busfahrer.
EliminaGrazie del tuo intervento!
PS: Per caso ti sei scorciato il nome?