sabato 4 aprile 2015

Cronache familiari: capitolo III



E ora parliamo di mio fratello

Dall’epistolario di S. Braccino

Cara Struzzina,
dato che è da molto tempo che me lo chiedi, è giunto il momento che ti parli di mio fratello Tranquillone.
Mio fratello è un cretino.

E lo dico senza cattiveria, bensì come mera constatazione di un dato oggettivo. Dopo il diploma al liceo artistico (conseguito in sette anni invece che in cinque) è diventato uno dei tanti ragazzi neet che vivono alle spalle dei genitori. Bè, lui dice di lavorare: consegna pizze a domicilio quattro o cinque volte alla settimana per due ore, ma spesso la paga non gli basta neppure per i suoi vizi, tant’è che finisce per indebitarsi. Ti pare un lavoro?
Mi rodo il fegato pensando a mio padre che, dopo tutto ciò che ha passato nella sua vita adesso, alla sua veneranda età, deve far da balia a quell’impiastro. Del resto, che non avesse mai avuto grandi ambizioni lo si vedeva appena uscito dall’uovo… Era lento nell’apprendimento e ha imparato tardi a parlare, la scuola la odiava e si assentava regolarmente all’ora di ginnastica con qualche giustificazione fasulla. Quando prendeva qualche nota nel diario, falsificava la firma. I compiti non li faceva mai a meno che non lo costringesse mio padre. Andava a letto tardi e di conseguenza si alzava ancora più tardi, tant’è che arrivava in ritardo a scuola e il giorno dopo si doveva presentare 30 minuti prima per punizione: cosa che ovviamente non rispettava quasi mai.
Ma non voglio parlarne troppo male. Cioè, in fondo è pur sempre mio fratello.

Mi concentrerò dunque sul suo unico pregio: la creatività. Tranquillone è sempre stato l’artista della famiglia. Fin da piccolo ha tappezzato le pareti di disegni, come se la nostra casa fosse la caverna di uomini preistorici (io mi limitavo a disegnare falci e martelli sul diario). Dopo un concerto di Angelo Branduardi a Fano, s’incaponì di voler imparare a suonare uno strumento. Dapprima mio padre gli regalò un violino. Gli strumenti a corda, però, mal si conciliano col suo carattere così poco propenso alla costanza e alla disciplina: così lo trasformò in una barchetta e gli diede il largo nel laghetto del Parco Giotto.
Mio padre non si arrese. Sapeva che se mio fratello aveva un talento, era quello per la musica. Altrimenti sarebbe stato un caso del tutto disperato. Pertanto, con grande gioia del vicinato, mio padre gli regalò una batteria nuova di pacca. Lo iscrisse addirittura a dei corsi di solfeggio che spesso e volentieri disertava annoiato. Tuttavia ha sempre continuato a studiare la batteria da autodidatta con risultati persino pregevoli.
Da adolescente, quando aveva ancora il pizzetto, il piercing al becco e le mesh bionde alle penne, fondò un gruppo punk con alcuni coetanei: Gli Struzzi di Fuoco (abbreviato: GSF). Per quanto caciaroni e inconcludenti, il loro sound non era male. Mio fratello oltre ad essere il fondatore del gruppo, vestiva il duplice ruolo di front-man e batterista. Come cantante ha sempre lasciato un po’ a desiderare (ma perlomeno era espressivo), mentre come batterista – lo devo ammettere – sapeva il fatto suo: malgrado risultasse un po’ goffo nel colpire i tom (l’assenza di pollici opponibili rende ardua una salda impugnatura delle bacchette), con le piume delle ali riusciva a ricreare sui piatti sonorità analoghe a quelle ottenute con l’impiego delle spazzole. Inoltre, con le zampe dava colpi forti e precisi sul pedale del timpano. In aggiunta, mio fratello scriveva i testi delle canzoni. Sulla loro qualità, lascio voi giudicare:

            intro              (Strumentale)
strofa 1:         È tutto complicato
                                    Da quando mi hai lasciato.
                                    Vado sul balcone,
                                    Mi fumo un bel cannone,
strofa 2:        Mi faccio uno spuntino,
                                    Salgo in motorino
                                    Scendo giù in città,
                                    Là forse ci sarà
ritornello:   Una struzza innamorata di me
                                    Che mi faccia scordare di te! (x 2)
strofa:           Ricordo che a Natale,
                                   Al centro commerciale,
                                   Dicesti: “Non ti voglio più!”
                                   Risposi: “M’hai annoiato pure tu!”
ritornello:   Voglio una struzza innamorata di me
                                    Che mi faccia scordare di te!
                        Una struzza innamorata di me
                                    Che mi faccia scordare di te!

Approfitto della canzone, per descriverti un altro aspetto di Tranquillone su cui finora ho taciuto: si innamora facilmente. E s’innamora davvero! Si chiude nella sua stanzetta, sospira continuamente, riempie la testa di mio padre con gli elogi della fiamma del momento. E non la smette finché non è sua. Lui piace, perché ha il fascino dell’eterno fanciullo: tutti lo trovano simpatico e socievole, ha sempre la battuta pronta. Insomma, è tutto il contrario: io m’infervoro durante le mie arringhe politiche, ma divento (come dire?) docile con le ragazze che mi piacciono. Non so come spiegarmi...
Ma altrettanto lui facilmente si disinnamora. Facciamo un esempio: qualche tempo fa si era innamorato follemente di una certa Priscilla. E ci ha fatto una testa enorme su di lei: “Quant’è brava Priscilla! Quant’è bella! Quant’è intelligente! Sai che fa anche l’università? Lei fa il DAMS!”. Del resto, per lui basta essere iscritto all’università per potersi fregiare di essere intelligenti. Fatto sta che alla fine è riuscito a conquistarla! Sono stati assieme per qualche tempo: hanno fatto una vacanzina di tre giorni sul lago Trasimeno. Sono arrivati là con la corriera, perché quel ceppo di mio fratello non è mai riuscito a superare la teoria all’esame di guida: ci ha provato senza neanche sfogliare il libro, per poi arrendersi alla seconda sconfitta.
Ora, tu pensa che la vacanza gliel’ha offerta lui! Per il suo stipendio da fattorino è stato un salasso: la prima sera ha pagato la cena, la seconda sera le ha comprato una bottiglia di vino, senza lasciarle metter mano al borsello, ignorando le sue insistenze; aggiungi poi un gelato a destra e uno a manca, oltre agli aperitivi. Tutto per fare lo splendido. Il terzo giorno, accortosi di non aver più denaro per tornare a casa, ha dovuto ricorrere ancora una volta all’aiuto di nostro padre supplicandolo di ricaricargli la postpay e giurando solennemente che sarebbe stata l’ultima volta.
E sai com’è andata a finire? Col passare del tempo questa passione focosa si è affievolita: dubbi e crucci crescenti alla fine hanno portato all’estinzione del rapporto. Vuoi sapere qual è il risultato? Ha iniziato a parlare sempre meno di lei, a darle buca, ha lasciato che il telefono squillasse senza sforzarsi in alcun modo di rispondere. E pensa, ciò nonostante sono rimasti amici: amici sul serio! Quando Priscilla, alcuni anni fa, si è sposata, lui ha accettato di farle da testimone.
A ogni modo, per finire il nostro discorso, dopo una settimana ch’era tornato single si è trovato un’altra partner.
Boh, non so che altro aggiungere…

Cordiali saluti,

Struzzo B.

2 commenti:

  1. "...dopo un concerto di Angelo Branduardi a Fano..." Ahhhaaa geniale!

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    1. Svelo un dietro le quinte: è una notarella autobiografica!

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