lunedì 6 gennaio 2014

[recensione] Andrew Currie - Fido (2006)




Titolo originale: Fido
Paese: Canada
Anno: 2006
Regia: Andrew Currie
Produttore: Lions Gate Films,
Anagram Pictures Inc.
Sceneggiatura: Robert Chomiak,
Andrew Currie,
Dennis Heaton
Cast principale: Kesun Loder,
Billy Connolly,
Carrie-Anne Moss
Durata: 93 minuti

Stanchi della solita apocalisse zombie? Fido è la commedia-horror per voi! In un mondo ucronico, attorno agli anni Cinquanta, il genere umano ha sostenuto una guerra su scala planetaria contro gli zombi. La razza umana è sopravvissuta, ma aver sventato una simile minaccia non è stato privo di conseguenze: i famelici morti-viventi non sono stati debellati del tutto e i superstiti si sono trovati, loro malgrado, a doverci convivere. Così le città si sono isolate con alte recinzioni dalle "zone selvagge", ancora infestate da zombi; e un geniale scienziato ha sviluppato un collare per controllare gli istinti antropofagi dei non-morti. Per mezzo di un tale aggeggio, gli zombi sono diventati dei goffi e servizievoli autonomi, impiegati soprattutto in mansioni domestiche: degli autentici status symbol per le massaie borghesi statunitensi, nonché una gallina dalle uova d'oro per la Zombcom, la ciclopica industria che detiene il brevetto di una simile tecnologia.
Nella città di Willard, la signora Helen Robinson (Carrie-Anne Moss) non tollera l'idea di essere l'unica a non possedere un articolo così in. Cosa penseranno i vicini di lei? E della sua famiglia? Decide, perciò, di acquistarne uno all'insaputa del marito, Bill Robinson (Dylan Baker), il quale non vuol sentir parlare di redivivi a zonzo per casa. Il piccolo Timmy, ben presto legherà col nuovo domestico (Billy Connolly) e, come si fa per un cane, gli darà il nome Fido. A chi altro avrebbe potuto affezionarsi? Gli altri bambini, con l'eccezione di Cindy, lo ghettizzano e lo scherniscono; mentre il padre sembra poco partecipe a casa sua.
Moltissimi i temi affrontati: si parla, p.e., di paternità così come, più in generale, di comprensione reciproca; ma soprattutto si critica, con ironia e leggerezza, la società dei consumi: si pensi al timore del signor Robinson di non potersi permettere degli adeguati funerali per la famiglia; agli anziani considerati fondamentalmente inutili e alla stregua potenziali bombe ad orologeria; oppure ai surreali spot fittizi, concepiti come lo sarebbero stati all'epoca, che inframmezzano la pellicola. Le tematiche sociali, del resto, sono topici di ogni film sugli zombie che si rispetti: chi, tra gli amanti del genere, non ricorda l'allegorica invasione di un centro commerciale da parte dei morti viventi in "Zombie" di G. Romero?
Questi gli ingredienti di un film gradevolissimo, retto da dialoghi solidi e da una miriade personaggi ben caratterizzati, dove aleggia un senso del meraviglioso vagamente spielberghiano. L'ambientazione, molto curata, è volutamente da cartolina: una cartolina inviata dagli USA dei roboanti anni del dopo-guerra. Azzeccatissima la scelta della musica, sia di quella extradiegetica sia di quella intradiegetica costituita da canzoni dell'epoca, che fa dà ridente contrasto specie con le (poche) scene più “splatter”. Purtroppo il film, a dispetto delle indiscutibili qualità e del budget di partenza stimato sugli 8 milioni di dollari, ha avuto uno dei peggiori ritorni commerciali di tutti i tempi: il mondo è proprio un posto ingiusto...


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