mercoledì 1 ottobre 2014

I sonetti dell'Aurora - Epilogo



A me stesso nei momenti di sconforto


Forse ancor provo un po' di gelosia,
quando la vedo lenta rincasare
con uno allampanato, uno che pare
un David Wallace con poca malia.

Sono le tre. La turba scema via.
Vetri e cicche per terra. Paiono un mare.
Soletto il Cico rimane a spazzare.
In fondo meglio qui che a casa mia.

Vorrei la mia yankee. Con me, adesso.
È in questa piazza che l'ho conosciuta
e con lei ho conosciuto anche me stesso.

Una sentenza dai miei è ribattuta:
«È solo colpa tua se sei depresso!»
Qui illude un'eco di quiete perduta.

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A me stesso nei momenti di sconforto di Marco Luchi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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4 commenti:

  1. Le tue poesie mi piacciono, ma questa mi piace ancora di più, dolce e innamorato Luchi.
    In fondo in fondo mi sa che un po' di romanticismo ce l'ho anch'io.
    L'hai fatta leggere alla tua yankee?

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    1. Ciao carissima!
      Di questa poesia vada piuttosto fiero, e pensa che generalmente sono autocritico ai limiti dell'autolesionismo.
      No, non penso che l'abbia letta: oramai se n'è tornata a Boston. A ogni modo, questo sonetto ha un annetto abbondante alle spalle, malgrado l'abbia pubblicato solo ora. Insomma, tratta di una storia ormai chiusa.

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  2. Risposte
    1. Ciao markp, e benvenuto nel mio umile blog!
      Sì, in effetti: forse è il sonetto più “sentito” che abbia finora scritto. Spero che per te sia stata una piacevole lettura.

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