Foto di Jastrow (2007), via WikipediaCommons. |
Un novello Atteone
Arso dal sol e dalla vana caccia
volli sostar (recandomi sventura)
tra ombrose fronde di varia verdura
e con l’umor del rio terger la faccia.
Quando rubella una ninfa s’affaccia
dell’arco e delle frecce non s’impaura
anzi li scruta, s’ostenta sicura.
Poscia si cheta. Un gesto: vuol che taccia.
Allor vidi ignaro sull’altra sponda
le bianche membra della casta Diana
senza che veste tal beltà nasconda.
Bagnava il piè. E nel fluir si dipana
l’effige mia; la vide e furibonda
«pagherai» m’urla «quest’azion villana!».
E, ché mi si confonda
ai veltri miei ed all’altrui nervo,
di peli e corna mi coprì qual cervo.
Arso dal sol e dalla vana caccia
Un novello Atteone di Marco Luchi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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Bella!
RispondiEliminaSintetico ma pregnante.
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