domenica 14 luglio 2013

Si dice l'“ocio” o il “locio”?








Introduzione

L'articolo seguente è la fusione di due post che avevo pubblicato, anni addietro, in un vecchio forum, mio e del mio amico Giuseppe: “L'ocio o il locio? Grammatica normativa e grammatica storica a confronto” e la postilla “Di nuovo sulla parola ocio”.
I suddetti articoletti risalgono grosso modo al 2010, eppure qualcuno delle nostre bande se ne ricorda ancora. Perciò, allo stesso modo di come ho fatto per l'altro post della stessa categoria, ho ripreso in mano i miei scritti e li ho risistemati.

In seguito, come nel caso di “Storia coincisa della tipologia linguistica” ho chiesto una mano al mio amico Giuseppe, il quale ha pensato (bene) di integrare al testo un nuovo paragrafo: un contributo in cui è evidente il suo interesse per la germanistica.
Storia concisa della tipologia linguistica
Storia concisa della tipologia linguisticaX", ho chiesto una mano al mio amico Giuseppe. dadakc
Speriamo che questa loro versione 2.0 possa incontrare di nuovo il vostro gradimento. Buona lettura!


Si dice l'“ocio” o il “locio”?


di Marco Luchi

Grammatica normativa e grammatica storica a confronto



Immagine tratta dal Vocabolario etimologico di Ottorino Pianigiani.


Scrivendo sul celeberrimo motore di ricerca Google “Sagra dell'ocio”, abbiamo trovato ben 497.000 siti contenenti quella frase in 0,18 secondi. Ciò non stupisce: l'ocio (toscanismo, diffuso nel senese e nell'aretino, indicante un grosso uccello da cortile appartenente alla famiglia delle anatidae) è, specie arrosto, una pietanza molto apprezzata. Siamo sicuri, però, che pochi si sono messi a controllare in un comune vocabolario l'origine della parola e – siamo certi anche di questo – chi l'ha fatto non ha trovato alcuna voce corrispondente.1
Del resto il termine più corretto che indichi quest'animale (sebbene di un altro dialettismo si tratta) è locio. Sembrerebbe dunque necessario prendere un pennarellone è correggere tutti quei manifesti e quelle locandine in cui è scritto “Sagra dell'ocio” in “Sagra del locio”? Siamo sicuri della gravità dell'errore?
Orbene, ocio deriva dalla forma non attestata del latino volgare *AUCIU(M), che è anche alla base del fr. oison.2 Dato il modo in cui vengono trattate le vocali nel passaggio dal latino volgare all'italiano, l'esito finale è òcio. In séguito, per un processo comune nell'italiano parlato, l'articolo determinativo (l'ocio) è finito con l'«incollarsi» alla parola, producendo il termine locio. Questo fenomeno di fusione tra l'articolo e il nome a cui si riferisce prende il nome di concrezione dell'articolo; un altro esempio di concrezione l'abbiamo con la parola lastrico, originaria dal latino medioevale (detto anche mediolatino) ASTRĂCU(M), che ha prodotto l'esito italiano lastrico.3
A questo punto possiamo chiederci: aretini e senesi hanno sempre detto ocio? Oppure anche loro inizialmente dicevano locio e poi, percependo quella \l\ iniziale come l'articolo, l'hanno isolata? Del resto quest'ultimo fenomeno, detto di discrezione (dal lat. discerno “separare”) dell'articolo, è individuale nel caso di molte altre parole; anzi, è abbastanza diffuso da essere spesso usato impropriamente:
ŎBSCŪRŬ(M) > oscuro > (l)o scuro > scuro.4
Forse qualcuno in linea sa districare il bandolo della matassa, in quel caso spero ci risponda.
Dopo questa digressione torniamo al tema di questo post. In conclusione la grammatica normativa, quello della maestrina dalla penna rossa, dà ragione a chi dice locio; la grammatica storica (o glottologia) dà ragione agli aretini e ai senesi che, nell'etimologico rispetto della base latina *AUCIU(M), continuano a dire e a scrivere ocio.5

Etimo e usi della parola ocio

Chi volesse continuare a seguire la nostra avventura alla scoperta dell'allotropo ocio/locio, sappia che abbiamo cercato le due voci sul monumentale GRANDE DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA di Salvatore Battaglia. Con nostra somma sorpresa non abbiamo trovato riportata la voce locio, in compenso però abbiamo trovato la voce ocio e alcune sue attestazioni nella nostra letteratura. Francesco Redi (Arezzo 1626/Pisa 1627),6 medico scienziato e poeta alla corte medicea, la utilizza, anche se - nostra culpa - non siamo stati in grado di rintracciare dove.
Attestata è pure la forma accrescitiva ociòne nel poema epico-popolaresco di Luigi Pulci (Firenze 1432/Padova 1484), intitolato il Morgante:
Quivi superbo si mostra il pagone
e grida come gli occhi in terra abbassa,
garzetto e l'anitrella e 'l grande ocione.
7
Nel Battaglia questa parola è illustrata come «voce aretina, rifatta sul pl. oci (per ochi) di oco, cfr. Rohlfs, 374». Comunque se qualcuno di voi sa di luoghi fuori dell'aretino in cui si dica ocione, è - come sempre - calorosamente invitato a scriverci.
Prima di concludere il nostro discorso, vi sono poi due modi di dire, tuttora vitali nel linguaggio colloquiale, che hanno per protagonista la parola ocio:
  1. il primo è «ocio barellone», usata per indicare qualcuno dalla camminata ciondolante; 
  2. l'altro è «ocio matto», espressione indicante un individuo in preda alla frenesia.



L'ocio è proprio ganzo!

di Giuseppe Samo




Anche in altre lingue troviamo espressioni idiomatiche che hanno per protagonista... l'ocio. In inglese l'ocio viene indicato con 'gander' ed entra:
  • nella locuzione verbale have/take a gander at something (letteralmente traducibile come fare9 un ocio a qualcosa”) e significa “cercare”,
  • nella frase idiomatica What's sauce for the goose is sauce for the gander (equivalente del nostrano “se non è zuppa, è pan bagnato”)10.
Le altre lingue germaniche infatti seguono quasi tutto lo stesso percorso (verso lo stagno), nascendo dalla forma proto-indoeuropea *ghans-11: le varietà linguistiche tedesche meridionali contrappongono Ganser al più settentrionale Ganter12, l'olandese gent, il danese gase, lo svedese gåskarl, il norvegese gasse.
Due lingue romanze, invece, portando con sé il germanismo, modificano anche l'assetto semantico di questi volatili chiassosi: come intuibile dal morfema finale, il lemma porta i tratti di maschile e singolare per il valore non marcato. Infatti, in queste due lingue nate nella penisola iberica, il nostro ocio diventa ganso13.
Sì, il lettore ha proprio letto /'gaːntso/. La domanda è lecita: il toscanismo ganzo per indicare qualcosa che oltreoceano definirebbero cool, da dove proviene?
Il dizionario etimologico italiano non ci viene in aiuto direttamente, ma assume che
ganzo sia una forma derivata da ganza14, nel significato di 'amante', la cui etimologia è da trovarsi nel ganzo dell'alto italiano e del rapporto di somiglianza tra l'oca e una donna di facili costumi.

Per QUAlsiasi chiarimento siamo QUA.


Note

1 Io personalmente ho controllato sul DEVOTO-OLI

2 Cfr. www.etimo.it/?term=locio. Ultima consultazione: 21/03/2010, h. 19:04.

3 G. PATOTA, Nuovi lineamenti di grammatica storica dell'italiano, il Mulino, Bologna 2009, p. 104.

4 Ibid. p. 102-103.

5 Cfr. www.etimo.it/?term=ocio. Ultima consultazione: 21/03/2010, h. 19:44.

6 Cfr. www.francescoredi.it/. Ultima consultazione: 12/06/2013, h. 13:42.

7 Cfr. http://it.wikisource.org/wiki/Morgante. Ultima consultazione: 12/06/2013, h. 13:43.

8 Cfr. www.portacrucifera.it/index.php?Ite...ntent&task=view. Ultima consultazione: 13/06/2012, h. 13:44.

9 Have and take andrebbero tradotti come il nostro fare, una sorta di 
light verb (vale a dire un verbo funzionale e non lessicale). Cfr. con to have a shower.


10 Dictionary of Contemporary English, Longman, Pearson Education Limitide, 2003, p. 663.

11 Cfr. http://www.utexas.edu/cola/centers/lrc/ielex/R/P0615.html Ultima consultazione: 12.07.2013, h. 18.02.

12 Cfr. http://dict.leo.org/#/search=gander&searchLoc=0&resultOrder=basic&multiwordShowSingle=on. Ultima consultazione: 12.07.2013, h. 17.59.

13 Cfr. http://dizionari.corriere.it/dizionario_spagnolo/Spagnolo/G/ganso.shtml Ultima consultazione: 12.07.2013, h. 17.59.

14 Cfr. http://www.etimo.it/?term=ganza. Ultima consultazione: 12.07.2013, h. 18.1.






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5 commenti:

  1. non ho capito una cosa: perché dici che la grammatica normativa impone l'uso di "locio"?

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    1. Ciao Alba!
      Beh, in effetti sono saltato un po' troppo bruscamente alle conclusioni: il fatto che il Sabatini-Coletti non riportasse né "ocio" né "locio" e il Devoto-Oli riportasse solo "locio" mi ha dato l'impressione che la forma con concrezione dell'articolo, più "fiorentineggiante", fosse più tollerata.
      Inoltre volevo sottolineare la differenza tra grammatica normativa e grammatica storica, ma nel far ciò ho creato probabilmente qualche distorsione.
      Provvedo subito ad attenuare la mia affermazione (e ne approfitto per correggere qualche refuso che ho notato soltanto ora...).
      Grazie mille del tuo intervento!

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  2. un po' come per gli spaghetti all'amatriciana e quelli "alla matriciana"

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    1. Proprio così, anche se in questo caso non saprei dire quale delle due forme è quella etimologicamente più corretta...

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    2. dovrebbe essere "all'amatriciana" visto il posto dove il sugo è nato: Amatrice in provincia di Rieti

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