domenica 2 giugno 2013

Rime pietrose sopra via Corso Italia


Mentre uggiato, camminando sopra
quest’erto calle di vetusta pietra,
tra la gente che m’urta e non s’arretra,
penso al valor dell’agir mio e dell’opra, 

la mente va, pria che il rumor la copra,
a quel cuore ch’ognora più s’impetra
e ch’ogni stral che scaglio dalla faretra
breccia non trova per quanto s’adopra. 

Meglio pensarsi una summa di sbagli
che l’appendice di un gene egoista?
Ogni riflession m’intacca come tagli. 

Amici ch’ho perduto un po’ di vista
al Prato aspettan. Parlerò di abbagli.
Sanno la cura: far due salti in pista.


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Rime pietrose sopra via Corso Italia by Marco Luchi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
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17 commenti:

  1. Bella! Mi piace un sacco come è reso percepibile l'Io narrante in poche pennellate. E la terzina finale gli da retroattivamente una luce nuova, molto Luchiana, quindi mai snob.

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    1. Mi credi che il finale è la cosa che mi ha convinto meno? Effettivamente io cerco sempre il "uenenum in cauda" (o, come dici tu, «l'effetto retroattivo»), ma nel caso specifico mi sembra di esserci riuscito solo in parte: temo che l'ultima terzina risulti un po' "convulsa". A ogni modo, col senno di poi, ritengo fosse l'unica chiusura possibile per questo sonetto.

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    2. No no, a me piace decisamente. Non la trovo fuori luogo ma anzi coerente col tuo sguardo e con quello comunque percepibile e soggiacente nei versi che vengono prima. Oltretutto gli resta quella sfumatura di disillusione che la tiene salva da qualsiasi rischio di faciloneria.

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    3. Concordo in tutto. Una delle mie poesie luchiane preferite!

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    4. Non credevo che una cosa desueta come il sonetto avrebbe riscosso un simile successo. Comunque questo è il primo di una serie di sonetti tutti - come dire? - geograficamente circoscritti.

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  2. Forse la mia preferita tra quelle che ho letto!
    meravigliosa.
    rana

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    1. Non l'avrei mai detto, data la tua indole grunge e post-punk. Avrei giurato preferissi i componimenti in forma canzone. In ogni caso gradisco molto il tuo apprezzamento, soprattutto visto che ho sempre creduto di essere più portato per i componimenti brevi piuttosto che per quelli lunghi.

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  3. Bella!! Mi è piaciuta molto e soprattutto ha quel ritmo e quel linguaggio classicheggianti che la rendono ancor più orecchiabile.
    Bravo Marchino!
    Elisa.

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  4. Ho apprezzato molto l' "erto calle", mi ricorda quand'ero un pischello e seduto sul pietrone fantasticavo sui colori delle gonne oltre i Ray-Ban.
    La terzina finale funge da stacco dal tuo intimissimo: ti si può immaginare naufragare nei sovrumani moccoli di Corso Italia, arreso a non pensare, oltre. Inoltre, l'umanità che traspira da questa poesia lede i miei tagli, ricordandomi che non fono folo anche quando fono folo.
    Leggi tra gli 'zurli', è proprio bella. Hai colto un bisogno umano e l'hai piantato in un amaro istante di quotidiano pane esistenziale. Trovi sempre espressioni da taccuino delle citazioni, come l' "appendice d'un gene egoista" (ho una pessima memoria, ma questa mi sforzerò di ricordarla). Perfetto giocare con gli elementi esterni (urti, rumore): hai dato una dimensione ancora più intimissima al tuo Io.
    Il mio Te, Jacomo.

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    1. Ciao Jacomo!
      Scusami se ti rispondo soltanto ora, ma sono stato molto impegnato. In primo luogo ti ringrazio per il bel commento; poi ti faccio i complimenti per il nickname; e, infine, ti do il benvenuto nel mio blog: spero che, col tempo, tu diventi un abitué.

      Il "Gene egoista" è un testo di un biologo inglese, Richard Dawkins, che lessi alle superiori: mi colpii molto, perché ti trasmetteva una visione della vita, a mio parere, piuttosto inquietante. C'è l'idea, un po' straniante, che il gene non sia il mezzo attraverso il genere umano trasmette qualcosa di sé alla prole in modo tale di perpetuarsi in un modo o nell'altro. È l'esatto contrario: l'uomo è lo strumento attraverso cui il gene si perpetua a discapito dell'uomo stesso. Considerando poi che la visione del mondo di Dawkins è intransigentemente atea, credo che per affermare di vivere bene con questa visione del mondo bisogna essere o degli eroi o degli ipocriti. Onestamente io non ce la farei...

      Quanto al prontuario delle citazioni, beh... Ho un taccuino in cui annoto frasi che mi colpiscono da ciò che leggo (libri, riviste, fumetti ecc.). Poi, a volte a distanza di anni, mi ritrovo ad utilizzare a mo' di materiale preconfezionato. Di fondo sono dell'idea che la letteratura, da Omero ad oggi, sia stato un'eterna variazione su un tema. A rafforzare questa mia visione (che metto, tra l'altro, spudoratamente in pratica) c'è stata la lettura di un testo di Curtius, vale a dire " Letteratura europea e medioevo latino".

      Mi fermo prima di diventare troppo logorroico.
      A presto!

      PS: Mi piacciono un sacco i Ray-Ban.

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  5. La spiegazione su Dawkins mi ha chiaroscurato il discorso sull'appendice, che ancora non s'è capito a cosa serva. Un mio caro amico e poeta in visita ad Arezzo, Pieracciotto, è colpito dal riferimento alla terra d'origine, i ciottoli e gli amici; però lamenta la mancanza di consonanti occlusive di grado tenue e della gnocca. Una bella gnocca.
    Mi hai dato un punto per superare quei 5 min d'impegno mentale che dedico di norma alla lettura su internet: l'appendice. Chiederò qualche domanda ad Alberto Angela.
    Sempre Mio, te? Bo. Jacomo

    PS: Mi piacciono un sacco le tue citazioni. :)

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  6. Molto bella. Cerco di seguirti quando posso, ma spesso mi perdo nella tua immensa cultura e resto indietro. Ciao Marco.
    Vincenzo

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    1. Mannaggia a Giuda, quanto tempo! Mi fa proprio piacere risentirti. Come va, carissimo?
      In ogni caso non credo che tu non riesca a star dietro a questi versi, specie dopo che hai dato l'esame di Filologia romanza. ;)
      Spero un giorno tu ripassi da queste parti: così magari organizziamo una bella partita di calcetto come ai vecchi tempi.
      Ah, grazie mille del commento!

      A presto!

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  7. Sei un grande Marco, continua così! Tutto bene e spero di vederti presto anch'io!

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  8. Insomma pel corso non c'è un cacchio da fare, se va al caremaschi.
    Marghe.

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    1. Cara Marghe, grazie del commento.
      Eh sì, mi sa che è meglio cambiar aria: altrimenti la routine mi uccide. Speriamo soltanto ci sia qualche gruppo ganzo a suonare.

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