domenica 26 maggio 2013

Abbaiare stanca





Per la prima volta i padri
lascian terre più deserte,
di quelle ereditate.

C’è un’aria un po’ viziata

un malessere diffuso:
ho visto alla tivù
la fuga dei cervelli,
ho visto sulle piazze
sanpietrini e manganelli.
E ormai so

che abbaiare stanca
e l’importante,
l’importante è schivare.

Non ho mai amato l’esterofilia
ma un vento ci spinge via
Così ho fatto le valigie
come un tempo i miei avi:
i vecchi non sapevan firmare,
io son da anni laureato.
E ormai so

che abbaiare stanca
e l’importante,
l’importante è schivare




Dal liceo di acqua n'è passata

e ti trovo un po' cambiata:
inveivi contro il sistema
neocapitalista;
scarpe da skate come divisa
e oggi studi economia.

E ormai so

che abbaiare stanca
e l’importante,
l’importante è schivare.

E pensar siamo migliori
dei nostri avi, dei nostri padri .




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7 commenti:

  1. Mica starai pensando di emigrare? :) Lucia

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    1. No, non ti preoccupare, Lucia. L'io-poetico/narrante non coincide con me. Questo testo era destinato a essere una canzone per una sorta di concept-album che non ho mai avuto di realizzare (anche perché, al momento, sono senza una band...).

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  2. Bellissima e vorrei far notare che è la prima poesia della storia millenaria dell'uomo che contenga sia la frase "i vecchi non sapevan firmare" che "l’importante è schivare".

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    1. In effetti, credo, queste frasi erano, sì, già state usate, ma separatamente.

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  3. Anche questa è una poesia profondamente pavesiana, non solo nel titolo (ovviamente), ma nei ritmi e nella scelta delle parole.
    Ma allora te con Pavese hai un legame particolare!
    Sei affezionato solo alle sue poesie o anche ai romanzi?
    E "Il mestiere di vivere" l'hai letto? Sappi che per me è un brutto libro, misogino, pieno di rabbia e rancore, che le tante frasi intelligenti non riescono a salvare. I romanzi mi erano piaciuti tantissimo, ci sono rimasto male che un suo diario (ancora osannato da molti lettori) fosse così.

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    1. Onestamente il titolo "Abbaiare stanca" è quello dell'omonimo romanzo per ragazzi di Pennac, lo stesso romanzo da cui ho tratto il ritornello. Quando ho scritto questa canzone (all'inizio m'immaginavo di suonarla col mio vecchio gruppo, ma l'intento non è andato in porto) non pensavo a Pavese, ma può darsi che incosciamente lo abbia rievocato.
      Di Pavese, a dire il vero, non ho letto tantissimo: ho letto i racconti, "La luna e i falò" e varie poesie. Ah, ho letto anche la sua traduzione di "Uomini e topi" di Steinbeck: una traduzione che ho molto apprezzato, sebbene non conosca il testo originale. Del "Mestiere di vivere" conosco alcune sentenze e le ultime annotazioni, quelle di prima del suicidio. Ma, se c'è una cosa di cui sono sempre rimasto turbato/affascinato dello scrittore delle Langhe, è la sua bibliografia: non so, immaginarmelo un po' ghettizzato all'interno del PC, scosso da vicende personali di vari natura e chiuso in un dolore solipsistico che lo induce a quella sorta di cortocircuito che è il suicidio mi ha sempre toccato.
      Non so come mai, ma ho un interesse morbose per gli intellettuali suicida da Seneca a Pavese!

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  4. Se hai letto "La luna e i falò" hai letto quasi tutto il meglio, ora ti consiglio i tre romanzi "La bella estate"/ "Il diavolo sulle colline"/ "Tra donne sole". Io invece se penso a un intellettuale formidabile ma ghettizzato dal PCI penso a Pasolini.

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