domenica 12 gennaio 2014

Intervista a Italo Mattone


a cura di Marco Luchi e Alessandro Gori


Cari follower, con questo post inauguriamo la sessione del blog dedicata alle interviste. Abbiamo quindi il piacere di ospitare  Italo Mattone, disegnatore di talento, col quale abbiamo condotto un'interessante chiacchierata sul mestiere di fumettista e sui suoi lavori.

Ciao Italo, benvenuto su marchingegno88! Alla luce dei tuoi trentasei anni, possiamo dire che fai parte della nuova leva del fumetto italiano. Il tuo disegno è contrassegnato da un'impostazione piuttosto realistica, nonché dal ricorso a una linea nitida e definita. Possiamo, inoltre, scorgere da parte tua un continuo studio teso al perfezionamento del tratto. Ciò ci sembra evidente già confrontando i due albi di Saguaro da te illustrati: Il prezzo del tradimento (n. 5) Fuga sulla Sierra (n. 14), entrambi da te illustrati. Hai dei modelli cui ti rifai o da cui trai ispirazione?

Ciao a tutti, ragazzi di Marchingegno88!
Prima piccola rettifica: gli anni sono 37! (Spero di non essere escluso dalla nuova leva!) Beh, diciamo che, come autore tendo sempre alla ricerca continua, dettata da esigenze diverse, dalla conoscenza di sempre nuovi stili e autori... Non credo di aver trovato ancora uno stile del tutto "mio". I principali modelli a cui faccio riferimento sono Ernesto Garcia Seijas, Goran Parlov e Corrado Mastantuono... Ma anche amici come Alessandro Nespolino (mio insegnante alla Scuola di Comix) e Steve Boraley. Sono anche un fan di disegnatori come Stuart Immonen, Sean Phillips e Chris Samnee.

Prima di avventurarti nel mondo delle nuvolette parlanti, ti sei dedicato alla musica: nel 2002, infatti, ti sei diplomato in violino presso il Conservatorio Luisa D'Annunzio. Oggigiorno hai definitivamente abbandonato lo strumento? La musica continua a essere una tua compagna di viaggio?

Quella la definisco sempre "la mia prima vita", nel mondo del fumetto sono entrato quasi per caso... Non ho abbandonato comunque del tutto lo strumento e la  musica in generale, ma naturalmente ho abbandonato del tutto il modo di viverla in maniera professionale.

Disegni di Italo Mattone
e chine di Steve Boraley.

Al lavoro di illustratore affianchi dal 2010 quello di insegnante del corso di fumetto presso la Scuola Italiana di Comix di Napoli, la stessa dove ti sei formato tra il 2002 e il 2004. Ritieni che le due attività si compenetrino e si influiscono a vicenda?

Piccola rettifica: nel 2013, sono passato alla distinta concorrenza diventando un insegnante della Scuola Internazionale di Comics, sede di Napoli. Devo dire che le due attività si compenetrano perfettamente, perché insegnando a dei ragazzi quello che è il tuo lavoro, vieni coinvolto in una condivisione continua, anche solo grazie al loro entusiasmo e voglia di fare, che non può che farti bene. E poi, in pratica, dover spiegare e far capire cose che io, ormai faccio in automatico, e do per scontate, fa anche molto bene a me stesso. Tanti aspetti del mio lavoro sono riuscito a migliorare da quando insegno.

Dopo il tuo esordio nel 2004 su due mitiche riviste contenitore dell'Eura Editore, stiamo parlando di Lanciostory e di Skorpio, hai prestato le tue matite al quinto albo di Detective Dante, personaggio creato dalla penna di Lorenzo Bartoli e dell'onnipresente Roberto Recchioni. A tale proposito, vorremmo porti una domanda un po' cattivella: chi dei due butteresti dalla torre?

Sinceramente nessuno dei due. È stato, per me, un bellissimo esordio, e ancora oggi sono grato in special modo a Roberto Recchioni, per avermi scelto, da semplice allievo della Scuola di Comix,  come disegnatore in prova per quella che allora era la Casa Editrice per cui lavorava.

Dopo la già menzionata esperienza lavorativa presso l'Eura Editore, nel 2009 sei approdato alla Sergio Bonelli Editore, disegnando in coppia con Valerio Piccioni l'albo di Julia Il mostro (n. 124). Cosa puoi dirci di questa tua collaborazione?

Diciamo che quella su Julia è stata un'esperienza molto difficile, lo standard qualitativo a cui sei sottoposto è molto alto, ma anche estremamente formativa. Sono molto onorato di aver lavorato per un grande del fumetto italiano come Giancarlo Berardi. Naturalmente senza dimenticare Lorenzo Calza e Maurizio Mantero, gli altri due scrittori di Julia. Dopo il n.124, ho anche realizzato il  Bad Boys (n.136), in coppia con Steve Boraley.


Nel 2011 entra a far parte della scuderia di disegnatori che si occupa di Saguaro, la nuova serie regolare targata Bonelli: la prima della casa milanese dopo una lunga stagione che ha visto nascere solo collane auto-conclusive e romanzi a fumetti. Quali sono le tue impressioni sulla creatura di Bruno Enna e qual è il tuo rapporto con essa?

Beh, le mie impressioni sono molto positive: è una bella serie, piena di azione e di noir, è un poliziesco (genere che adoro) e l'ambientazione, sia temporale, gli anni 70,  e i luoghi, il deserto, il New Mexico, Albuquerque, la rendono molto stimolante. Luoghi che fanno da sfondo anche a serie amatissime come Breaking Ba'. La serie ha forti elementi innovativi che la rendono, a parer mio, molto interessante, l'azione presente in ogni numero, il personaggio, arrabbiato e con un modo di affrontare le cose da "duro" che mi piace e una forte continuity che lega ogni numero a quello successivo. E poi il modo di scrivere di Bruno mi è molto piaciuto, sia nei dialoghi, sempre serrati, che nelle trame.

Generalizzando, possiamo affermare che i personaggi cui hai prestato la tua matita sono principalmente tre: il vendicatore newyorkese Detective Dante, la criminologa Julia e l'agente federale nativo americano Saguaro. Potresti dirci con con quale/i di loro ti sei sentito più in confidenza e con quale/i meno? Qual è dei tre quello che preferisce? E qual è quello che ti piace meno?

Quello che preferisco è Saguaro, anche se rimango molto affezionato a Julia. Diciamo che Detective Dante ha rappresentato il mio esordio, quindi con tutte le difficoltà dettate da inesperienza e mezzi tecnici oggettivamente inferiori che hanno per forza di cose segnato quell'esperienza...oggi affronterei in maniera diversa e migliore quel personaggio. Julia rimarrà sempre nel mio cuore, per l'esperienza formativa, la bellezza del personaggio e delle storie e perché è stato il mio esordio in Bonelli, un desiderio che si avverava. Saguaro, perché mi ha permesso di esprimermi in totale libertà, specie perché lo inchiostro io, e quindi mi ha permesso di sperimentare e di "divertirmi" maggiormente. Ma ripeto: sono affezionato e legato a tutti e tre i principale personaggi sui quali ho lavorato.



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